Manifesto Fabbrica Utopie

Noi, che liberamente aderiamo all’organizzazione di volontariato Fabbrica Utopie Odv, ci ispiriamo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e in particolar modo al suo preambolo:

“L’Assemblea generale proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.”

Cerchiamo di perseguire gli ideali contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a partire dalla scelta costitutiva del nostro nome: Fabbrica Utopie.

In ciò che può sembrare una contraddizione tra la fabbrica, come luogo fisico e ripetitivo di costruzione materiale, e l’utopia, come aspirazione ideale verso i desideri priva di realizzazione pratica, riconosciamo la nostra identità e il nostro agire. Tentiamo di risolvere tale apparente contraddizione attraverso la restituzione di idealità ai processi quotidiani della nostra vita e al contempo progettando materialmente le strade verso la realizzazione delle nostre utopie.

Scegliamo consapevolmente il termine utopia, riferendoci alla sua radice etimologica “non-luogo”, perché rifiutiamo schemi ideologici già esistenti e proiettiamo i nostri sforzi nella creazione di una comunità inedita e rigenerata.

Tale comunità ha tra i suoi principali valori quelli contenuti nella Costituzione italiana, nata dalla scelta di donne e uomini che volontariamente si riunirono nella lotta al nazifascismo.

Nell’obiettivo generale di migliorare la comunità, noi ci impegniamo a perseguire i seguenti punti:

  1. Individuo e comunità

Crediamo alla comunità come luogo primario e ideale dell’espressione umana, in cui l’individuo possa realizzarsi anche collettivamente. Per questo è necessario che ad ogni membro della comunità siano date le possibilità e gli strumenti per perseguire le proprie aspirazioni e per elevare le proprie capacità. È fondamentale immaginare una fase di restituzione di tale processo in una logica di scambio generativo, dentro il quale l’individuo realizzato contribuisca agli obiettivi generali di crescita della collettività.

  1. Solidarietà, condivisione e partecipazione

La pratica principale per realizzare lo scambio tra individuo e comunità è la solidarietà. Non la intendiamo come la consegna di soluzioni da un livello superiore a un livello inferiore, ma come una pratica di condivisione paritaria in cui ognuno mette a disposizione i propri strumenti e il proprio bagaglio personale di esperienze, al fine di una realizzazione sociale reciproca.

Fondamentale è quindi la partecipazione di ogni individuo nella comunità, con l’obiettivo di creare relazioni e prospettive positive per tutti.

  1. Approccio qualitativo

Nella pratica realizzativa delle azioni solidaristiche privilegiamo un metodo che dia priorità a una dimensione qualitativa, rispetto a una quantitativa. Diamo quindi valore ai progetti che abbiano al centro le relazioni tra le persone e, conservando l’alto e utopico ideale che ci ispira, che siano concretamente realizzabili attraverso azioni graduali e verificabili.

A tal proposito i progetti dovranno proporre e richiedere obiettivi e contenuti di elevata qualità, perché tutti hanno il diritto e il dovere di ricevere e condividere i migliori strumenti di realizzazione.  In tale metodologia vi è la base necessaria per l’innalzamento della dignità delle persone coinvolte, consapevoli della responsabilità di restituzione che essi avranno in futuro nella comunità stessa. Rigettiamo quindi con forza il concetto assistenzialista che vedrebbe sufficienti degli aiuti minimi di sussistenza e riaffermiamo la necessità di tenere in considerazione gli aspetti umani e le legittime aspirazioni di ciascuno, al di là dei ruoli e delle condizioni di partenza.

  1. Bellezza come luogo identitario

Riteniamo fondamentale riconsiderare la bellezza dei luoghi in cui le nostre comunità vivono. Essa non la intendiamo come esaltazione delle diseguaglianze o come segno di riconoscimento di un gruppo rispetto a un altro, ma bensì come fattore di sviluppo e crescita creativa.

E pur ritenendo fondamentale la cura di ciò che è necessario e urgente in chiave solidaristica, pensiamo che sia altrettanto necessario creare le possibilità affinché i membri della comunità sviluppino e si riconoscano in ciò che è bello, poiché nel bello vi è insita la forza creatrice e liberatrice dell’umanità. Tale concetto vale soprattutto nei contesti urbani nei quali viviamo. In città che spesso hanno nella contrapposizione centro/periferia – bello/brutto l’esempio più chiaro delle disuguaglianze sociali e della differenza di opportunità date ai suoi abitanti, crediamo sia giusto perseguire modelli policentrici in cui gli spazi periferici assumano una nuova identità e nuovo valore creativo.

Conclusioni

Tenendo sempre saldi questi 4 punti, e considerando possibile lo sviluppo di ulteriori riflessioni, Fabbrica Utopie metterà in pratica i propri valori, non solo nella vita dell’associazione, ma nel quotidiano di tutte le persone che parteciperanno al progetto, per far crescere una comunità sempre più consapevole, in grado di teorizzare nuove utopie ma provando sempre a farle vivere nella realtà. Tutto questo con l’obiettivo primario di una realizzazione sociale comunitaria.